Dr.ssa Chiara MarzanoMedico Chirurgo, Specialista in Gastroenterologia
Epatologia, Ecografia, Endoscopia Digestiva
[email protected] www.chiaramarzano.it
La Malattia da Reflusso GastroEsofageo
Il reflusso gastroesofageo è un fenomeno fisiologico che consiste nella risalita in esofago del contenuto dello stomaco. Quando, tuttavia, questi episodi raggiungono una soglia significativa in termini di frequenza e durata, si parla di Malattia da Reflusso GastroEsofageo (MRGE). Questa malattia, piuttosto frequente nella popolazione occidentale, si può manifestare in modo insidioso: infatti, a parte i cosìddetti sintomi “tipici” (bruciore retrosternale, rigurgito acido in bocca), esiste un corteo di sintomi definiti “atipici”, come ad esempio la tosse, il “senso di nodo in gola”, o il dolore toracico, per i quali inizialmente il paziente si rivolge anche a specialisti in altre branche. La diagnosi generalmente si basa sul colloquio con il medico e la risposta alla terapia farmacologica, tuttavia in caso di segni e/o sintomi d’allarme (ad esempio anemia o calo ponderale), o mancata risposta alla terapia, può rendersi necessario il ricorso ad indagini strumentali, per studiare al meglio gli episodi di reflusso o verificare l’eventuale presenza di complicanze della MRGE, come l’esofagite o l’Esofago di Barrett. Esiste un ampio spettro di terapie per la MRGE che arriva fino alla chirurgia, ma prima di tutto è fondamentale seguire un corretto stile di vita, evitando cibi acidi e/o reflussogeni, possibilmente riccorrendo all’aiuto di uno specialista, e mantenendo un corretto peso corporeo.
Miti da sfatare:
“La terapia per il reflusso non va mai interrotta”. Falso, in generale, la terapia per il reflusso gastroesofageo andrebbe eseguita a cicli, specialmente nei periodi in cui la malattia tende a ripresentarsi in maniera significativa, al fine di non neutralizzare del tutto l'effetto barriera dell'acido gastrico. Esistono tuttavia delle situazioni nelle quali i sintomi persistono cronicamente, per le quali si può considerare una terapia continuativa.
Il reflusso gastroesofageo è un fenomeno fisiologico che consiste nella risalita in esofago del contenuto dello stomaco. Quando, tuttavia, questi episodi raggiungono una soglia significativa in termini di frequenza e durata, si parla di Malattia da Reflusso GastroEsofageo (MRGE). Questa malattia, piuttosto frequente nella popolazione occidentale, si può manifestare in modo insidioso: infatti, a parte i cosìddetti sintomi “tipici” (bruciore retrosternale, rigurgito acido in bocca), esiste un corteo di sintomi definiti “atipici”, come ad esempio la tosse, il “senso di nodo in gola”, o il dolore toracico, per i quali inizialmente il paziente si rivolge anche a specialisti in altre branche. La diagnosi generalmente si basa sul colloquio con il medico e la risposta alla terapia farmacologica, tuttavia in caso di segni e/o sintomi d’allarme (ad esempio anemia o calo ponderale), o mancata risposta alla terapia, può rendersi necessario il ricorso ad indagini strumentali, per studiare al meglio gli episodi di reflusso o verificare l’eventuale presenza di complicanze della MRGE, come l’esofagite o l’Esofago di Barrett. Esiste un ampio spettro di terapie per la MRGE che arriva fino alla chirurgia, ma prima di tutto è fondamentale seguire un corretto stile di vita, evitando cibi acidi e/o reflussogeni, possibilmente riccorrendo all’aiuto di uno specialista, e mantenendo un corretto peso corporeo.
Miti da sfatare:
“La terapia per il reflusso non va mai interrotta”. Falso, in generale, la terapia per il reflusso gastroesofageo andrebbe eseguita a cicli, specialmente nei periodi in cui la malattia tende a ripresentarsi in maniera significativa, al fine di non neutralizzare del tutto l'effetto barriera dell'acido gastrico. Esistono tuttavia delle situazioni nelle quali i sintomi persistono cronicamente, per le quali si può considerare una terapia continuativa.